Se n’è andato davvero. Ha detto: «Basta, non ce la faccio più» — ed è uscito.
Ero seduta al tavolo della cucina, fissando una tazza vuota, senza capire cosa stesse succedendo.
Ho sospirato profondamente. La cosa più strana non era nemmeno che se ne fosse andato. Ma che, in fondo, non ero sorpresa. Tutto portava a questo.
A dire il vero, da dieci anni non mi sentivo più una moglie. Vivevo per gli altri. E lui… lui viveva nel suo mondo.
Palestra tre volte a settimana, alimentazione sana, corsi, maratone. Anche a sessant’anni sembrava uscito da una pubblicità: in forma, sempre in magliette aderenti, abbronzato — anche in inverno — e con le tempie leggermente tinte.
Nostro figlio gli dava ragione: “Papà ha ragione, mamma. Dovresti anche tu andare in palestra, dall’estetista, fare una dieta…” Ma io scrollavo le spalle. Non c’è tempo per le diete quando ci sono tre pentole sul fuoco e la lista delle cose da fare sul frigorifero.
Poi… è semplicemente tornato e ha detto:
— Me ne vado. Non abbiamo più nulla in comune. Voglio vivere, respirare. E tu…
Si è interrotto, poi ha continuato:
— Hai smesso di essere una donna. Sei diventata una nonna. Una casalinga. Io voglio qualcuno di vivo accanto a me.
Sono rimasta in silenzio. Poi mi sono seduta sul divano e ho detto:
— Finisci il discorso. Ormai hai iniziato.
Ha alzato le spalle:
— Non ti curi di te. Sempre in vestaglia. Non vuoi correre. Ti interessano solo la zuppa e i calzini della nipote. Sono stanco. Voglio una donna curata e interessante. Siamo coetanei, ma sembri mia madre.
Due giorni dopo ha fatto la valigia, ha lasciato le chiavi sul tavolo ed è uscito.
È passato un mese. Poi un altro. Il divorzio è stato veloce. Ho venduto la mia parte dell’appartamento, ho affittato un piccolo monolocale in periferia. Mi sono comprata un bollitore con i fiori, una coperta con le pecorelle e — per la prima volta dopo tanti anni — un rossetto rosso.
Un’amica mi ha portato da un parrucchiere. Nuovo taglio, tinta, trattamenti.
E all’improvviso… mi sono sentita più leggera. I sogni più sereni. Il mattino: caffè, passeggiata nel parco. Senza fretta. I nipoti venivano, ma non tutti i giorni. E in quel silenzio, per la prima volta dopo anni, ho sentito me stessa.
Mio marito ha chiamato tre mesi dopo il divorzio.
— Sai, hai un bell’aspetto. Ho visto le foto con i nipoti.
— Grazie. Ora vivo anche per me.
— Forse potremmo vederci? Un caffè…
— No. Grazie. Ho altri piani adesso.
Ho riattaccato. Senza lacrime. Senza rimpianti.
Secondo voi, ho fatto bene?