Io e mio marito siamo partiti per le vacanze, ma fin dal primo giorno ho notato qualcosa di strano.
Ho visto che mio marito si comportava in modo distante. Evitava il mio sguardo, non affrettava a prendermi la mano e, cosa più importante, rifiutava categoricamente di fotografarmi o di scattare foto insieme.
« Non ho voglia », brontolò quando, cautamente, chiesi cosa stesse succedendo.
Cercai di convincermi che fosse semplicemente stanco. Ma poi notai che nascondeva il suo telefono, si voltava quando scriveva con qualcuno e persino lo portava in bagno.
Un giorno, mentre era sotto la doccia, presi il suo telefono, aprii la chat di gruppo con i suoi amici e il mio mondo crollò.
« Immaginate ragazzi, con il suo peso vuole ancora che la fotografi! Dove si infilerà inquadrata? Non è più quella di prima di avere avuto un bambino. »
Le lacrime mi annebbiarono la vista. Rileggevo quelle parole ancora e ancora, sperando di aver capito male.
Dopo quelle parole, decisi di vendicarmi di mio marito.
Il nostro matrimonio non era perfetto, ma ho sempre creduto che mio marito mi accettasse. Che gli anni passati insieme e la nascita di nostro figlio ci avessero avvicinati. Ma in quel momento mi sono sentita tradita, rifiutata, insignificante.
Riposi il telefono al suo posto e rimasi sola per molto tempo. Se lui non vuole vedere la mia bellezza — che la veda il mondo.
Scelsi le migliori foto scattate da me: sullo sfondo del mare, in costume da bagno. Le pubblicai su Facebook con la didascalia: « Mi accetto e mi godo i nostri momenti insieme. #AmorePerSeStessi #Ricordi ».
Con mia grande sorpresa, la reazione è stata travolgente. Amici e parenti mi hanno sommersa di complimenti e parole di sostegno, condividendo le loro esperienze di accettazione di sé. I messaggi arrivavano a ondate, e insieme a loro cresceva la mia forza interiore.
Quella sera affrontai mio marito. Vide la determinazione nei miei occhi e, a quanto pare, comprese cosa era successo.
« Ho visto i tuoi post », dissi a voce bassa ma ferma. « Come hai fatto a parlare di me in quel modo? »
Improvvisamente sbiancò e si nascose il viso tra le mani. « Io… non avevo capito quanto ti avrebbe ferito », borbottò. « Dopo la nascita del bambino mi sono sentito insicuro anch’io. Ho proiettato i miei complessi su di te. Perdona la mia meschinità. »
Volevo urlare, accusarlo, rimproverarlo. Respirai a fondo. « Dobbiamo sostenerci a vicenda, non distruggerci. Proviamo a risolvere questo insieme. »
Colpito dalle mie parole, accettò di iniziare una terapia di coppia. Settimane dopo, abbiamo imparato a parlare onestamente, senza scherno né rancore. Lui divenne più attento e io mi sono sentita di nuovo preziosa.