Dopo la morte del padre, la diciottenne Yulia rimase sola con una madre alcolizzata, le cui ubriacature e violente esplosioni diventavano sempre più frequenti. Una sera la madre la cacciò di casa urlando: « Vattene ! A causa tua Jurka è in prigione. Mi hai tolto la vita ! Non farti più vedere ! » Smarrita nel buio, Yulia non sapeva dove rifugiarsi.
Grazie all’amica Masha, decise di raggiungere una parente lontana, la zia Sasha, nella capitale. In quell’umile appartamento trovò un tetto e iniziò a lavorare come giardiniera e addetta alle pulizie, recuperando abiti scartati che riparava con la vecchia macchina da cucire della zia. Presto vendette le sue creazioni al mercato delle pulci.
Il suo talento fu notato da una cliente, che le offrì un lavoro come stilista in una boutique. Yulia si formò, aprì un suo atelier e una boutique. Il fidanzato la spinse a incontrare la madre: in casa, la trovò circondata da bottiglie vuote, in stato di incoscienza e assistita da un medico.
Yulia pulì, cucinò un brodo e supplicò la madre di rinunciare all’alcol, ma inutilmente. Quel passato doloroso rimase un ricordo: Yulia si sposò, ebbe figli e affidò i suoi genitori anziani alla zia Sasha e allo zio Petja. Un giorno, al cimitero, l’amica Masha le chiese: « Le hai perdonate? Ti ha abbandonata ! » Yulia rispose: « Sì, perché senza quelle prove non sarei la donna che sono oggi. »