Nella vita di ciascuno arrivano momenti in cui bisogna guardare la verità in faccia. Quando il mondo che hai costruito con tanta cura crolla davanti a tutti. Per me quel momento fu la serata che doveva essere una festa — la festa per il successo di mio marito.

Sono stata in silenzio a lungo. Ho vissuto a lungo all’ombra sua, sorridendo quando avrei voluto piangere, sostenendolo quando non avevo più forze. Lui ripeteva sempre che non avrei combinato nulla, che senza di lui non ero nessuno. Ci credevo. Ho cercato di dimostrare il contrario, ma ogni volta sentivo: «Sei solo mia moglie. Stai al tuo posto.»
E quella sera — tutto come al solito. Mio marito aveva riunito partner d’affari, colleghi e amici per celebrare l’anniversario della sua azienda. Ospiti, risate, bicchieri, congratulazioni. Era al centro dell’attenzione, immerso nei complimenti. E io, seduta accanto, come una statuina — bella e muta.
Poi si alzò, alzò il bicchiere e cominciò il brindisi:
— Grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato ad avere successo. Anche se, ad essere onesto, l’ho fatto tutto da solo. Solo io. E tu, cara… — si voltò verso di me sorridendo — …spero che almeno ora capirai che è ora di trovarti un lavoro serio e smettere di vivere alle mie spalle. Dopotutto, la moglie di un uomo di successo dovrebbe essere degna. Non solo una bella confezione.

Si sentirono risatine imbarazzate nella sala. Qualcuno distolse lo sguardo. E lui proseguì:
— Ho sempre detto che il matrimonio è un investimento. Ma a volte, come negli affari, gli investimenti non rendono. Forse è ora di riconsiderare tutto?
E in quel momento qualcosa in me si ruppe. Non potevo più tacere.
Mi alzai. Il cuore batteva come un tamburo. E dissi quello di cui non mi pento. Ero stanca di subire le sue umiliazioni.
— Ora che parliamo di verità… Cari ospiti, voi ammirate quest’uomo ma non sapete cosa succede dietro le porte chiuse. Sapete cosa diceva del suo socio con cui si è appena abbracciato? «Un ingenuo idiota che senza di me non saprebbe neanche come far stampare il biglietto da visita.»
E di voi, — feci un cenno al suo cliente principale, — «Un vecchio con i soldi ma senza cervello. L’importante è sorridere e annuire.»
Mi rivolsi ad altri:
— E dei suoi dipendenti diceva che «li tiene al guinzaglio corto», e che se qualcuno «si ribella — li schiaccerò».

Nella sala calò un silenzio gelido. Nessuno sorrideva. Persino chi ride di solito più forte.
E poi il suo cliente più importante si alzò, si avvicinò e disse calmo, quasi freddo:
— Contratto annullato. Non lavoro con i bastardi.
Uno dopo l’altro fecero lo stesso. Le persone si alzarono, vennero a dirmi che interrompevano la collaborazione. Alcuni se ne andarono in silenzio.
Lui rimase lì, confuso, con il bicchiere abbassato in mano. Per la prima volta non seppe cosa dire.
Io presi la mia borsa e me ne andai. A testa alta. Non ero più la sua ombra.
E sapete una cosa? Non me ne pentii nemmeno per un secondo.







