Nel nostro paese, dove le tradizioni significano più di tutto, una ragazza non viene giudicata per la sua bellezza o intelligenza, ma per come gestisce le faccende domestiche. Saper cucinare, pulire e prendersi cura della famiglia è la base, e ogni madre considera suo dovere preparare la figlia a questo ruolo.
Da noi, è tradizione che i novelli sposi vivano con i genitori dello sposo, e la ragazza deve adattarsi al loro stile di vita.
Ho cresciuto mia figlia intelligente e bella – l’orgoglio della famiglia! È sempre stata la prima a scuola, ha ricevuto elogi dagli insegnanti e premi per i suoi successi.
Ma ecco il problema: per tutto questo studio, non ha mai imparato a gestire la casa. Non ha mai cucinato da sola, e, per essere sincera, raramente si è occupata delle pulizie – tutto il suo tempo era dedicato ai libri e alle lezioni.
Quando sono venuti i parenti da un’altra città, ho sentito che il destino ci stava facendo un bel regalo. Il fidanzato veniva da una famiglia benestante, era educato, alto e distinto – il sogno di ogni madre.
Dopo alcuni incontri, ho accettato senza esitazione. Mia figlia si è sposata. Ma nel mio cuore è nato un timore: come se la sarebbe cavata nella sua nuova famiglia? E se la sua inesperienza fosse diventata la causa di un conflitto?
La prima settimana dopo il matrimonio vivevo come su spine. Ogni sera, sentendo rumori al cancello, pensavo che fossero i parenti che venivano a riportarmi la “sposa difettosa”.
Giorno dopo giorno immaginavo come potessero rimproverarla o criticarla. Il quinto giorno non ce l’ho fatta e ho deciso di andare a trovarli.
Quando sono arrivata a casa loro, ho visto una scena strana: mia figlia era seduta sulla veranda e stava sbucciando le patate con un’espressione concentrata sul viso.
– Ciao, figlia mia! – l’ho chiamata. – Che stai facendo? Sai sbucciare le patate?
Ha alzato lo sguardo, ha sorriso e ha risposto:
– Ho dovuto imparare, mamma, altrimenti avrei dovuto dormire di nuovo affamata.
– Affamata? Come mai?
E lì mi ha raccontato la sua storia.
– Il primo giorno dopo il matrimonio sono rimasta tutto il giorno sul divano, perché non sapevo cosa fare. La sera, quando mio suocero è tornato dal lavoro, ha chiesto chi aveva fatto cosa.
Sentendo la mia risposta, ha alzato le spalle e ha detto: «Ebbene, vai a riposarti come tutto il giorno». Non mi hanno invitato a cena. Sono andata a dormire affamata.
Il giorno dopo ho deciso di rimediare. Sono andata a prendere dell’acqua, pensando che avrebbe fatto buona impressione. Ma la sera si è ripetuto tutto: «Hai portato l’acqua? Bene. Vai a berla da sola». Di nuovo senza cena.
Solo al terzo giorno ho capito che non bisognava solo aiutare, ma lavorare come gli altri. Ho lavorato tutto il giorno: ho lavato i pavimenti, aiutato in cucina, sono anche andata al mercato con la padrona di casa.
E indovina un po’? Questa volta mi hanno invitata a tavola. Quindi ora, mamma, non sbuccio solo le patate – sto imparando tutto. Vuoi che ti insegni anche?
Non sono riuscita a trattenere un sorriso. Ora posso rilassarmi – la nostra famiglia non ha fatto brutta figura e mia figlia ha imparato ciò che non sono riuscita a darle io.
